Se qualcuno di voi lo sta pensando il problema di un Drone che consegna armi in carcere riguarda solo l’Italia, sbaglia. Infatti nel cortile del carcere di Nimes, in Francia, è atterrato un drone con alcuni seghetti da metallo. Non è stato intercettato, ma le guardie lo hanno trovato prima che i detenuti potessero raccoglierlo. A seguire nel carcere di Bedford, Regno Unito, atterrò tempo fa, un drone con un piccolo quantitativo di hashish, un cacciavite, un coltello e un telefono cellulare. Altri paesi, come gli Stati Uniti, si sono attrezzati con sistemi di protezione del perimetro delle carceri per intercettare eventuali droni in arrivo. In Italia mancano le attrezzature ma mancano anche gli uomini. Secondo un dossier del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il personale degli istituti penitenziari è sotto organico di 17.000 unità.
Nel 2019 l’Interpol, aveva invitato le amministrazioni penitenziarie dei paesi membri a prendere contromisure all’utilizzo sempre più frequente dei droni nei penitenziari. Nel carcere di Rovigo era stato sperimentato un sistema per il rilevamento e l’inibizione di aeromobili a pilotaggio remoto. Ma non era stato seguito da altri progetti. Eppure ci sono sistemi, anche semplici ed economici, che emettono onde sonore in grado di inibire il drone o di renderlo incapace di ricevere i comandi impartiti.
Ovviamente DroneItalia
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